Scusa, forse ho frainteso il senso del post. Mi sembrava che il punto centrale della discussione si fosse spostato sulla validità del downsizing
a parità di potenza, non sul fatto che un motore di cilindrata molto più grande consumi d più di uno piccolo, cosa peraltro tanto ovvia da non richiedre, a mio parere, puntualizzazioni. Sicuramente un motore di 5000cc non potrà fare 20 al litro in nessuna condizione, ma altrettanto sicuramente un motore da 5000cc correttamente progettato ed alimentato non potrà mai erogare una potenza massima inferiore ad una certa soglia (si potrebbe dire 200 CV, per dare un numero) a meno che alcuni cilindri non vengano deliberatamente "spenti" (caso nel quale il motore, comunque, non è più un motore da 5000 cc).
Poi occorre considerare che
consumare è una cosa e
dissipare è un'altra. Il rapporto tra i due concetti è appunto l'efficienza. Un motore che, a parità di consumi dissipa meno avrà una potenza all'albero maggiore.
Forse, mischiare situazioni diverse che alla base sottendono concetti diversi può confondere più che chiarificare.
La miniaturizzazione dei componenti elettronici integrati è in effetti una necessità data proprio dalla dissipazione; ma qui l'efficienza c'entra poco. Nei componenti discreti è la seconda legge di Ohm a stabilire quanto calore, generato per effetto Joule, deve essere dissipato; non la puoi cambiare, puoi solo diminuire lo spessore degli strati metallici, così come devi inventarti nuove tecnologie per raggiungere spessori che riducano le correnti di leakage.
Ed i motivi per i quali un maratoneta di 90 kg (che, per inciso, ora come ora può esistere solo a livello
molto amatoriale) consuma di più di uno di 75 kg per motivi molto diversi da quelli che valgono per il motore.
Se il senso del discorso rimane quello di stabilire se valga la pena ridurre cilindrata e componenti mantenendo la stessa potenza o se sia meglio rimanere sulle posizioni precedenti, o si dimostra sperimentalmente che in questo modo si incrementa davvero l'efficienza, oppure tutta la faccenda non può che rimanere opinabile.
Il fatto di ritenere che un motore con meno cilindri dissipi meno (e quindi a parità di potenza sia più efficiente, e cioè consumi meno) contiene almeno un'affermazione implicita, e cioè quella che gli attriti all'interno di un cilindro, a livello di piede di banco, etc. siano indipendenti dalle dimensioni dei componenti, il che non è necessariamente così. E così per le perdite al di fuori di esso.
Il ripartire le sollecitazioni meccaniche su un numero maggiore di componenti, rendendole più simmetriche, dovrebbe aumentarne la durata e ridurre le dissipazioni dell'energia meccanica non dipendenti dagli attriti. Le vibrazioni sono energia meccanica persa, così come quella usata per azionare un controalbero di equilibratura.
La mia, personale, opinione (è il caso di dirlo - non ho alcuna evidenza) è che il downsizing riduca da un lato i costi di produzione e dall'altro la durata del motore (come è sempre stato - i motori più grandi hanno sempre manifestato una maggiore robustezza). Poichè però quest'ultimo aspetto è divenuto negli ultimi anni sempre meno importante, in quanto la durata del motore ormai oltrepassa di gran lunga i limiti imposti dall'obsolescenza del modello, la riduzione della durata sarebbe verificabile in una minoranza di casi, e l'operazione porterebbe solo vantaggi al produttore.
Per la verifica dei vantaggi che i produttori vorrebbero propagandare sarebbe necessario che qualcuno
super partes conducesse test rigorosi; credo che solo di fronte ad una tale evidenza sarebbe ragionevole assumere che il downsizing sia più di una moda.
Tutto ciò semprechè io non abbia frainteso il significato della discussione e, ovviamente, per quel poco che la mia opinione possa valere. Nel dubbio quindi, per quanto mi riguarda chiudo qui il discorso