La mia opinione
personalissima è che attualmente il c.d. "rodaggio" sia necessario per gli accoppiamenti reciproci dei vari componenti.
Vero è che le tolleranze di lavorazione sono ormai così ridotte che ogni pezzo non avrebbe bisogno di rodaggio, ma questo riguarda soprattutto le superfici soggette ad attrito, e quindi sarebbe applicabile ad ogni singolo pezzo; risulta invece meno immediata l'estensione del concetto all'intero gruppo meccanico.
Per quanto le tolleranze siano ridotte, ogni pezzo non può essere considerato identico ad un altro, e questo prescinde dalla lavorazione. Quando si adoperano leghe, l'uniformità della stessa è altissima, ma al netto delle fluttuazioni casuali; la dilatazione termica di un singolo componente potrebbe risultare diversa da quella di un suo omologo. Chiaramente le differenze sono dell'ordine dei micron, ma queste differenze, sommate algebricamente lungo la catena di generazione e trasmissione del moto, possono alla fine avere un effetto. E questo è ancora più importante in un motore che trasforma il moto alternato in circolare.
Per questo motivo, penso che la faccenda più importante nel periodo di rodaggio non sia tanto il numero di giri, quanto la modalità con cui viene raggiunto. Credo che non ci siano difficoltà nel far raggiungere ad un motore nuovo 4000, 5000, 6000 giri... purchè questo avvenga in maniera molto lenta e progressiva. In pratica, questo dovrebbe avvenire nelle marce alte; l'ostacolo chiaramente è costituito dall'elevata velocità che inevitabilmente si raggiunge.
Una brusca accelerazione angolare applicata ai componenti della catena, invece, incontrando resistenze ad un certo angolo, si tradurrebbe nella deformazione dei componenti piuttosto che nel loro adattamento reciproco.
Questo fenomeno del reciproco adattamento, tra l'altro, dovrebbe essere alla base del concetto di "motore che si è sciolto" (non nel senso di "fuso", ovviamente
) quando il motore rende di più e consuma meno proprio perchè si sono ridotte le resistenze interne. Resistenze non dovute agli attriti, ma alla geometria. Non so se sono riuscito a spiegarmi...
Riguardo a ciò che dice Carminetor74, questo è dato dal fatto che la componentistica è progettata per funzionare stabilmente ad un certo grado di dilatazione termica; così non fosse, riscaldandosi il motore gripperebbe.
Quindi a freddo i componenti lavorano con distanze reciproche maggiori, sono "laschi", "scampanano" e di conseguenza le sollecitazioni meccaniche in direzioni diverse da quelle del moto (e che quindi sono "traumatiche" per i componenti) sono molto maggiori.
Sebbene le Case consiglino di partire subito a freddo, ma senza brusche accelerazioni (il concetto è analogo a quello del rodaggio) perchè in questo modo si consente al motore, senza stressarlo troppo, di raggiungere in anticipo la temperatura di esercizio, io sono fondamentalmente d'accordo con Carminetor74, anche se magari un po' meno "ligio" di lui; lascio girare il motore al minimo per circa un minuto, poi non supero i 2000-2500 giri, e con un filino di gas, fin quando la lancetta della temperatura non sia sui 90°.
Tanti anni fa facevo proprio come Carminetor74. Una volta una tizia che abitava nello stesso stabile (un'accademica di matematica che riteneva di avere un umorismo efficace e pungente) vedendomi nel box con la bascullante aperta ed il motore acceso, mi disse ironicamente: "Cosa fa, tenta il suicidio?" "Sempre, quando sento di queste battute" le risposi. E lei per due anni, incrociandomi, non mi salutò più. Ma non è questo il motivo per cui ho smesso di fare come Carminetor74...
E comunque, quella dell'adeguato riscldamento del motore è una pratica che andrebbe condotta sempre e comunque, prescindendo dal rodaggio e dall'età del motore. Ne prolunga la vita in buona salute, riduce i consumi di olio e preserva dall'imbrattamento le strutture a valle della valvola di blowby.