atenocb ha scritto:Il parallelogramma purtroppo devo dire che FA la differenza.
Quando provai la 136cv test alla concessionaria, lo aveva, mi son divertito a stiracchiarla, curve , tornanti, scatti improvvisi etc e mi piacque talmente che la acquistai.
Quando arrivò la trovai spiacevolmente diversa, instabile e ballerina ed inizialmente pensai che dovessi abituarmi a quest'auto nuova (non la usai come la test) ma a breve scoprì il motivo ovvero questa assenza ingiustificata.
Ora sono Veramente demoralizzato, ho pagato troppo per questa auto inferiore e sto tentando tramite svariate associazioni consumatori di ricevere giustizia.
Vi terrò al corrente anzi, se andrà in un verso si farà un azione collettiva.
Saluti
Credo che ci siano due aspetti da considerare, che poi sono quelli corrispondenti ai due comportamenti di Opel.
Opel ha dichiarato che la automobile che vende è dotata di una soluzione (a suo dire) innovativa, che per prestazioni è assolutamente paragonabile ad una multilink, con in più il vantaaggio di minori complessità e peso.
Poi, acquisti l'autovettura, ela soluzione non è presente; lì ti dice che non serve.
Allora, serve o non serve?
Riguardo alla prima affermazione, questa non è verificabile. Cioè, non esistono, a quanto ne sappia io, studi ingegneristici di terze parti che paragonino uno schema multilink (o pseudo tale) con la soluzione adottata da loro. Né, tantomeno, potrebbe esistere una verifica pratica; come fai a progettare ed a montare una sospensione diversa su quell'auto solo per la prova?
Riguardo alla seconda affermazione (non serve) posto che esistono della automobili con parallelogramma di Watt, ed altre, identiche, che non lo montano, una prova comparativa potrebbe essere fatta.
Basterebbe (è un modo di dire
) provare le due auto su tracciati identici (ad esempio pista o percorso con birilli) registrando il segnale fornito da accelerometri posti dietro (basterebbe uno smartphone - il problema tecnico sarebbe semmai il metodo di ancoraggio), rilevando contemporaneamente tempi e modalità di intervento dell'ESP.
Documentando questo, si sarebbe in grado di rispondere alla domanda: serve o non serve?
Fin quando questo non si sa, l'unica cosa di certo che si rileva è appunto la domanda stessa, senza risposta, ma la cui esistenza sarebbe comunque indice di mala fede: se effettivamente non serve, mi hai ingannato con una pubblicità fasulla. Se invece la publicità dice la verità, mi hai venduto un'automobile che non ha quelle caratteristiche per cui l'ho acquistata.
Fin quando non si risponde alla domanda, non si sa in quale dei due casi si ricada; e probabilmente questo sarebbe necessario per stabilire in che direzione debba svolgersi l'azione legale.
Sarebbe opportuno che qualche rivista del settore facesse dei test comparativi: ma chi lo farebbe? Se però i primi test venissero condotti da privati, ed i filmati inseriti, ad esempio, su un canale YouTube, anche le riviste del settore si sentirebbero "spronate" ad esprimere un parere su qualcosa che hanno ignorato. Se non altro, per non fare brutta figura.